Ludovico Dolce
Umanista e studioso del Cinquecento, fu fecondo poligrafo. Di nobile famiglia veneziana decaduta, rimase presto orfano e venne affidato al doge Loredan e alla famiglia Corner. Compiuti gli studi a Padova tornò alla sua città natale e iniziò la collaborazione professionale con il tipografo e libraio Gabriele Giolito de’Ferrari. Ebbe contatti con rinomati intellettuali, artisti e letterati del suo tempo quali Girolamo Parabosco, Tiziano, Pietro Bembo, Pietro Aretino. Scrisse tragedie, commedie, trattati in forma di dialogo, opere in versi e in prosa, fu instancabile traduttore di classici e curò l’edizione di opere di molti grandi autori antichi e moderni. Dalla sua enorme produzione, ricordiamo in maniera indicativa: Il Sogno di Parnaso con alcune altre rime d’amore (Venezia, De Vitali, 1532), il Dialogo di M. Lodovico Dolce della institution delle donne (Venezia, Giolito, 1545), Fabritia (Venezia, Manuzio, 1549), le Osservationi nella volgar lingua (Venezia, Giolito, 1550), Il roffiano (Venezia, Giolito, 1551), Ifigenia (Venezia, Giolito, 1551), le Trasformationi (Venezia, Giolito, 1553), il Dialogo della Pittura di M. Lodovico Dolce, intitolato l’Aretino (Venezia, Giolito, 1557), il Dialogo nel quale si ragiona delle qualità, diversità, e proprietà dei colori (Venezia, F.lli Sessa, 1565), Marianna (Venezia, Giolito, 1565), Troiane (Venezia, Giolito, 1566).