Pietro Bembo
Nacque a Venezia nel 1470 da una delle famiglie più nobili e influenti della repubblica veneta dell'epoca. Il padre, uomo di vasta formazione umanistica, fu un punto di riferimento per il giovane Pietro, che approfondì la sua formazione durante vari soggiorni a Messina e a Ferrara. Con una forte vocazione per la letteratura e lo studio, Pietro visse in alcune delle corti più prestigiose dell'Italia rinascimentale, come quella dei duchi d'Este a Ferrara e quella dei Montefeltro a Urbino, oltre a stabilirsi a Roma, in età matura, come segretario di papa Leone X, e poi a Padova, dove realizzò il suo progetto letterario più ambizioso, unanimemente considerato il suo capolavoro: le Prose della volgar lingua, pubblicate nel 1525. In questo trattato, Bembo difende il classicismo del volgare, basato sul principio dell'imitazione della lingua dei due più illustri scrittori italiani: Petrarca e Boccaccio. Bembo aveva già utilizzato questi principi nella prima edizione de Gli Asolani, opera dedicata a Lucrezia Borgia e pubblicata da Aldo Manuzio nel 1505, in cui l'autore scrive un originale trattato d'amore sotto forma di dialogo in volgare, mescolando versi petrarcheschi e prosa boccacciana. Pietro Bembo morì a Roma nel 1547, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla vita ecclesiastica, dopo essere stato nominato cardinale, e all'attività letteraria, correggendo e preparando l'edizione definitiva della sua vasta opera.